Caro, vecchio Platone!
Circa 500 anni prima della nascita di Cristo, il vecchio saggio aveva compreso una verità inestinguibile, tristemente attuale: sto parlando del Mito della Caverna.
Se provassimo a trasporlo in chiave moderna verrebbe più o meno così:
“Si immagini di rinchiudere un gruppo numeroso, non definito di persone in una casa buia, senza finestre, con nessuna visione sul mondo esterno fuorché una televisione.
E si immagini che, fuori da questa casa, ci fosse un gruppo ristretto di persone che sceglie i programmi e le informazioni da mandare in onda sullo schermo.
Dopo qualche tempo, gli abitanti della casa inizierebbero non solo a credere che quello che vedono sia la pura verità, ma adotterebbero anche quello stesso modo di pensare che chi sta fuori dalla casa ha scelto per loro.
Ora, mettiamo che uno degli abitanti riesca ad uscire dalla casa. La prima ovvia reazione sarebbe la confusione: << Non riconosco questo mondo, non è quello che ci hanno fatto vedere!>>.
E quando gli occhi (e la mente!) si abituano a vedere, quella persona inizia a capire…
Torna dentro casa, per convincere anche gli altri che, incollati al televisore però, iniziano a intimargli si star zitto, di smettere di proclamare verità tanto scomode e lontane da ciò che conoscono.
Sta dando fastidio.
E se quella persona allora decidesse che l’unico modo per convincerli fosse uscire dalla casa, provare a cambiare i programmi in TV… A chi altri sarebbe fastidio?”
Caro, vecchio Platone… Questa storia mi ricorda qualcosa. A voi no?
Di Giusy Ferrara