Reddito alimentare, come funziona la misura di contrasto a povertà e spreco di cibo
Nella Legge di Bilancio 2023 trova spazio anche il reddito alimentare, grazie ad un emendamento specifico. Ecco cos’è e come funziona.
Sono giorni cruciali per la manovra economica, che ha concluso il suo percorso in parlamento per giungere all’approvazione definitiva. Il testo della legge di Bilancio è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale e, tra le modifiche aggiunte alla manovra, compare anche l’articolo 78-bis. Si tratta di un emendamento PD, il quale prevede l’istituzione di un Fondo sperimentale, con una dotazione corrispondente a 1,5 milioni di euro per il 2023 e 2 milioni di euro a decorrere dal 2024, mirato a costituire finanziamento – nelle città metropolitane – della sperimentazione del reddito alimentare.
Come vedremo, l’importante novità intende rappresentare una nuova misura di sostegno a favore delle famiglie, contro la povertà e lo spreco. Ma in che cosa consiste in concreto l’accennato reddito alimentare? Quale è il suo meccanismo e la precisa finalità per cui verrebbe lanciato? Cerchiamo di fare chiarezza di seguito:
Reddito alimentare: come funziona in breve
Lo abbiamo appena detto: si tratta di un aiuto concreto per chi si trova in condizioni di maggior difficoltà economica, e con specifico riferimento ai mezzi di sussistenza quotidiana. Come ora vedremo un po’ più nel dettaglio, il reddito alimentare andrebbe a soccorrere le persone bisognose, grazie alle rimanenze nei supermercati.
Di riferimento sarà il citato Fondo sperimentale, che sosterrà il meccanismo del reddito alimentare, avente le ben precise caratteristiche di seguito esposte:
- permetterà di erogare ai soggetti in stato di povertà assoluta, che vivono nelle città metropolitane, pacchi alimentari (cibi e bevande) ottenuti con l’invenduto della distribuzione dei grandi magazzini alimentari;
- potrà essere sfruttato con una prenotazione con app e il ritiro in un centro di distribuzione;
- comporterà la consegna a domicilio per le persone con problemi di mobilità, anziane o non autosufficienti.
Ricordiamo che, con il termine “invenduto” si vuole fare riferimento a tutti quei cibi e bevande, che i supermercati e le catene della GDO buttano via tutti i giorni perché non idonei alla vendita. Pensiamo agli alimenti vicini alla scadenza o contenuti in confezioni non integre, ad esempio. Ben si può comprendere la ragione di una misura di questo tipo, in un periodo caratterizzato da una forte crisi socioeconomica e profonda incertezza per il futuro.
Qual è la finalità dell’iniziativa
L’obiettivo evidente del reddito alimentare è ridurre lo spreco di cibo e, al contempo, dare un supporto concreto e immediato a circa 3 milioni di persone in condizioni di povertà alimentare. Certamente pandemia, guerra e crisi energetica hanno contribuito ad aggravare le condizioni economiche di non poche famiglie, con la conseguenza che anche consumare un pasto può oggi essere problematico.
Ecco il perché dell’ok al citato emendamento alla manovra il quale consentirà, con il reddito alimentare, di distribuire gratuitamente cibo a chi ne ha bisogno. Sicuramente è una novità che ha ragion d’essere se pensiamo che, dati alla mano, annualmente nel nostro paese circa 230 mila tonnellate di cibo invenduto rischiano di finire nella spazzatura, quando potrebbero essere destinate a costituire alimento per milioni di persone, le quali – per motivi economici – devono affidarsi alle mense comuni o ai pacchi alimentari.
In buona sostanza, questo specifico emendamento alla manovra economica mira a mettere uno stop agli sprechi e a dare più sicurezza a chi è in difficoltà. Il reddito alimentare vuole perciò costituire una misura di razionalizzazione dell’utilizzo delle risorse alimentari, dando allo Stato la capacità di intervento per contrastare la povertà alimentare.
A chi spetta il reddito alimentare
Ricordiamo che un decreto del Ministero del Lavoro, entro 60 giorni dall’approvazione della legge di Bilancio, darà i dettagli sulle modalità attuative dell’iniziativa in oggetto. Infatti se ci si domanda al momento quante sono le persone, che potranno beneficiare della misura di assistenza, la risposta è che occorre attendere un provvedimento di dettaglio ad hoc.
Proprio così, entro le prossime settimane il ministero del Lavoro si è impegnato a redigere ed emettere un decreto attuativo sul reddito alimentare, mirato a definire chi saranno gli effettivi beneficiari del meccanismo citato e gli enti del terzo settore coinvolti. Solo a quel punto e dunque a partire dai primi mesi del 2023, il reddito alimentare potrà entrare in fase sperimentale, della durata di un biennio. Come accennato sopra, la misura di sostegno per ciò che attiene al cibo riguarderà dapprima soltanto le città metropolitane; ma non possiamo escludere che – in ipotesi di riscontri positivi – venga in seguito estesa anche ai piccoli centri.
Come richiedere i pacchi alimentari
I pacchi previsti nel reddito alimentare potranno essere prenotati dagli aventi diritto tramite una apposita App tramite cellulare. I beni saranno quindi ritirati generalmente in uno dei centri di distribuzione o consegnati a domicilio per i soggetti fragili.
Fonte Lavoro e Diritti