Riflessioni sul pensiero di Umberto Eco. “Di Giuseppe D’Angelo”
il Web non ha inventato gli imbecilli, ma ha dato loro, semplicemente, lo stesso pubblico che hanno i premi Nobel.
Secondo un celebre aforisma spagnolo ”
“todos los que habitan el planeta, incluyendo los locos y los idiotas, tienen derecho a la palabra pública”.
È un caso? No, assolutamente. Perché da sempre i media lusingano l’uomo della strada, per manipolarlo meglio. Fu proprio Umberto Eco a svelare come la Tv promosse il trionfo dello “scemo del villaggio”, quando disse allo spettatore: tranquillo, se Mike Bongiorno può condurre un quiz, tu sei un dio. Poi andò oltre, e con i programmi trash disse: se il mondo è quello che ti facciamo vedere, allora tu sei migliore. I media non creano, ma coltivano e promuovono e gratificano l’imbecillità: perché fa vendere e fa votare. Il Web gratifica gli imbecilli, che prima parlavano solo al bar dopo due o tre bicchieri di rosso e quindi non danneggiavano la società.
Non la
danneggiavano perché, prima, l’accesso ai media era sorvegliato da doganieri potenti: giornalisti, editori.
Ma ora, per chi fa attività politica, qual è la strada da seguire? Adulare gli imbecilli o lottare per un fine diverso?
Ora più che mai, la via è la guerra in campo aperto contro idiozie, fake, bufale, haters, commenti offensivi, ponendo al centro una visione ragionata, che non è la verità assoluta ma è solo il tentativo di ricondurre ad una logica criteriata i giudizi e le opinioni, ponendole su un livello più elevato.
Solo la ragione ci consentirà di giungere ad una società migliore del trivio in cui stiamo scivolando.
Del resto, cosa voleva suggerirci Umberto Eco con “Il nome della Rosa”?
Di Giuseppe D’Angelo